UE contro USE e due luoghi comuni euroatlantici

Si stanno scontrando due visioni di unionismo europeo: da un lato il sistema UE-euro, che è inter-governativo ma a trazione egemonica germanica (assicurata durevolmente con il sistema debitorio vincolistico monetario-finanziario-economico) eventualmente modificabile senza che muti l’essenziale, dall’altro la prospettiva degli USE (Stati Uniti d’Europa) dei federalisti europei fattivamente filo-USA, epigoni dell’atlantista Altiero Spinelli, fautori di uno Stato federale sovraordinato agli Stati nazionali (con ‘dentro’ una ridimensionata Germania, quindi) a direzione politica centralizzata nei settori strategici (politica estera e militare, politica economica, sociale, fiscale) in scia o direttamente a trazione atlantica, cioè statunitense.

Questi due schieramenti (le altre declinazioni alter-europeiste oniriche sono fuffa che, consapevolmente o meno, portano acqua più al secondo che al primo schieramento) condividono due assunti principali, perché funzionali contro il loro comune e principale nemico che è lo ‘spettro’ del XXI secolo che si aggira sul continente: l’affermarsi di movimenti popolari e Stati centrati sulla difesa della sovranità e dell’indipendenza nazionale, ancor più temibili se fautori di un modello di società alternativo a quello capitalistico comunque declinato.
Questi due assunti possono essere riassunti in tali termini: 1. “L’Europa” ha garantito oltre 70 anni di pace; 2. uscire dalla UE-euro, in quest’era di globalizzazione, significherebbe essere schiacciati da Stati e multinazionali che ‘si mangerebbero’ l’Italia.

Sul primo punto: a ‘garantire’ la pace sul continente europeo, fino al 1991, è stata la Guerra Fredda, non “L’Europa”. È stato cioè il duopolio antagonistico USA/URSS (NATO/Patto di Varsavia) che, perlomeno sul continente europeo, ha azzerato lo scontro militare aperto. Caduta l’URSS nel 1991, Washington per i suoi propri interessi ha accelerato sulla sua duplice piattaforma atlantica (NATO e CEE/UE) e sono ripartite le guerre: solo rimanendo sul continente il ‘battesimo del fuoco’ si è snodato per dieci anni nei Balcani. Poi è venuta l’Ucraina…

Sul secondo punto –l’essere schiacciati…– è di indubbia evidenza che, perlomeno dal 1992 (ma si dovrebbe partire più indietro nel tempo), l’Italia (e non solo lei) è progressivamente schiacciata da questa piattaforma UE che sussume in pieno lo spirito neoliberista della globalizzazione. Alla possibilità di essere schiacciati ‘fuori’ dall’Unione Europea per ora c’è la certezza di esserlo ‘dentro’ la UE, senza peraltro che si veda alcuna inversione di tendenza. Del resto, in tal senso, l’esempio del “più grande successo dell’euro” –per citare lo spinelliano Monti– e dello spirito della UE è proprio la Grecia. Lo spauracchio, costantemente evocato dai rappresentanti delle istituzioni della UE e dai loro referenti in Italia, di finire come la Grecia (peraltro ’mangiata’ in larga parte dalla Germania) resta l’argomentazione più fondante per liberarsi da questa gabbia euro-atlantica. Insomma, né UE germanica né USE atlantici!

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