Gli avvertimenti euroatlantici del Quirinale

Quanto sta accadendo in relazione al possibile varo di un governo Lega-M5S è molto significativo dei rapporti di forza gravanti sul Paese. A sentire dichiarazioni e a scorrere quanto scrive il ‘mainstream’, nonostante entrambe le su indicate forze stiano mandando messaggi rassicuranti e concilianti verso i reali poteri forti (a Bruxelles, a Francoforte, a Washington), purtuttavia questi non nascondono la preoccupazione di ‘disallineamenti’ su questo o quel punto.
Quel governo ancora non si è formato e già si parla di un atteggiamento pragmatico di attesa, di messa alla prova per un arco di tempo limitato prima, eventualmente, del passaggio alla linea dura per la messa in ginocchio del Paese come fu per la Grecia. Già si evocano possibili modalità punitive. Insomma, la vicenda sta rendendo palese lo status coloniale, da protettorato, dell’Italia, pur a fronte di forze (Lega e M5S) sulle quali, per diversi e tra loro ben distinti motivi, è il caso adesso di stendere il classico pietoso velo…
Le vicende di queste ore ripropongono ancora una volta la questione, decisiva e dirimente, della sovranità politica effettiva dell’Italia. Le reazioni provenienti dalle cancellerie europee che contano (Parigi e Berlino), oltre che da oltre Oceano, ci ricordano che la sovranità politica della Repubblica italiana è un’espressione priva di senso effettivo, con tutti gli effetti sul piano sociale ed economico che ne derivano. È banale, peraltro, constatare come preoccupazioni e reazioni si siano immediatamente innervate nelle centrali, anche istituzionali, della referenza euroatlantica nel nostro Paese, che senza indugio si sono fatte sentire.

L’ineffabile presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, prima evoca, con un fare presidenzialistico nemmeno previsto dalla Costituzione, un “governo neutrale” (sic) del Presidente (con costituzionalisti ‘mainstream’ al seguito che subito cercano di accreditare la possibilità che possa essere sottratto al voto, cioè alla possibile sfiducia, in parlamento) con personalità tutte garanti dei vincoli di sudditanza europei. Poi, a marcare il tutto, trascorsi pochi giorni, bolla come “inattuabile” ogni prospettiva “sovranista” e nel momento in cui il varo di un governo Lega-M5S pare concretarsi, avverte che il sistema UE-euro non può essere messo in discussione. Per raffazzonare un qualche precedente-fondamento costituzionale, parlando poche ora fa a Dogliani, evoca Einaudi, il secondo presidente (liberista) della Repubblica italiana, che in un suo discorso, riferendosi alla prerogativa di un sovrano, osservava che questa “può e deve rimanere dormiente per lunghi decenni e risvegliarsi nei rarissimi momenti nei quali la voce unanime, anche se tacita, del popolo gli chiede di farsi innanzi a risolvere una situazione che gli eletti del popolo, da sé, non sono capaci di affrontare”. Sempre con riferimento ad Einaudi, evoca pertanto “il caso illuminante del potere di nomina del Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo le elezioni del 1953, per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della DC”. Era “tale l’importanza che Einaudi attribuiva al tema della scelta dei ministri”.

È tutto molto chiaro: Mattarella rassicura la Troika euroatlantica dicendosi pronto a porre il veto alle nomine di ministri sgraditi e, ne consegue, anche ad atti di governo non in linea con le direttive e gli interessi di quella. Non solo. Da fonti vicine ai due possibili partiti di governo rilanciate qua e là su giornali e media, Mattarella avrebbe richiesto in politica estera una chiara presa di posizione atlantica della Lega, che confermi la collocazione dell’Italia nella NATO e a fianco degli Stati Uniti. Questo a fronte delle critiche espresse da Salvini all’intervento statunitense in Siria e, se al governo, all’impegno a cancellare le sanzioni alla Russia. È dato peraltro per sottinteso, comunque, il veto alla Lega per quegli incarichi ministeriali cui competerebbero “dossier chiave” in politica estera (Esteri e Difesa).
Insomma, buon sangue non mente. Mattarella, del resto, come vicepresidente del Consiglio durante il governo D’Alema, oltre che ministro della Difesa nello stesso e nel successivo governo Amato II, sino al 2001, si era distinto nel mettere in atto l’intervento italiano nella guerra d’aggressione della NATO in Kosovo, sempre –immaginiamo– in stretta osservanza della Costituzione, specificamente l’art. 11.

Comunque vadano le cose, questo passaggio deve far riflettere quanti intendono mettere in discussione in Italia questo inaccettabile stato di cose politico, economico, finanziario. Già solo pensare di scalfire l’estetica di qualche ‘nodo’ agita forze esterne potenti ed ossequiose referenze interne. Figuriamoci volerli sciogliere per poter riscrivere autonomamente assetti e rapporti di società altri da quelli dominanti. Eppure non si può prescindere, pena il proseguire su questa china distruttiva per il Paese. Avere un consenso popolare, anche nelle urne, è fondamentale ma, a ben vedere, non bastevole. È necessario che ci sia consapevolezza della posta in gioco e che questa sia quanto più diffusa possibile, per preparare gli scenari futuri della liberazione. Per amore della nostra Patria, per la dignità e il riscatto sociale degli oppressi e dei dominati di questo Paese.

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