Berlusconi al Quirinale? Un’offesa alla dignità della Repubblica!
Fioccano in questi giorni trasmissioni televisive, articoli, comunicati, lettere aperte, appelli di varia provenienza con giuristi e costituzionalisti al seguito (e chi più ne ha, più ne metta) che lamentano l’assenza di requisiti e l’incompatibilità di Silvio Berlusconi a svolgere le funzioni di Capo dello Stato: la loggia P2, le prescrizioni, i proscioglimenti, le assoluzioni, i procedimenti in essere, la condanna in giudicato, la sua “moralità”…
Un tuffo nel passato, insomma, un ritorno in grande stile all’antiberlusconismo, curiosamente silente però, in questo decennio, sul fattivo sostegno che Berlusconi ha dato, personalmente e tramite il suo partito di riferimento, alla formazione di governi tra i quali spiccano quello Monti (2011) e quello (in essere) Draghi (2021).
Tanta indignazione sarebbe degna di migliori cause. Innanzitutto perché l’ascesa al Colle più alto di Mr. Bunga Bunga appare improbabile (mancano i numeri mentre sono ben vive, per diversi motivi, le divisioni interne al centrodestra dietro la cortina fumogena del candidato unitario di coalizione), poi perché con tutte le criticità del personaggio quello della vocazione al suicidio politico personale non gli è (da curriculum vitae) attribuibile, infine perché la sua auto-candidatura davvero è servita a riportarlo (almeno congiunturalmente) al centro della scena politica sia per un’immagine di sé, sia per la scelta del futuro Presidente (quando pomposamente annuncerà il passo indietro in nome del supremo interesse del Paese e convoglierà i voti), sia per l’almeno momentaneo recupero di una sua centralità nei rapporti di forza interni al centrodestra.
Ma tutto questo è davvero secondario, marginale, quand’anche poi si palesasse nei fatti una vocazione al suicidio politico innanzitutto personale di questo personaggio. Quello che davvero è di gran lunga peggio e che non stupisce –e perciò non indigna– è che gli stessi, che con molto buone argomentazioni tuonano contro Berlusconi, nulla abbiano da ridire sulla molto molto più inquietante (è un eufemismo!) prospettiva del venerabile Uomo della Provvidenza Mario Draghi al Quirinale. Nulla abbiano da ridire e nulla dicano sui suoi ‘pregressi’ storici, e poco o nulla abbiano da eccepire sul bilancio del suo anno di governo, devastante anticipazione di quel che al Quirinale potrà combinare ai danni del Paese.
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