“Sembra che oggi per essere sovranisti sia necessario schierarsi contro gli immigrati, con accenti che sempre più si colorano di xenofobia e di intolleranza verso posizioni diverse. Pensiamo che sia fondamentale opporsi a posizioni di questo genere, sia perché le consideriamo sbagliate sia perché possono screditare e fuorviare le idee sovraniste”. Così Lidia Riboli.
Vedo prevalente una subalternità innanzitutto psicologica al martellamento massmediatico che diffonde inquietudini e paure, Si reagisce, secondo me, proprio nei termini che questo martellamento auspica: ‘costruire’ un nemico, renderne credibile la pericolosità e scaricare su questo il malessere (legato al mal vivere) sociale che altrimenti dovrebbe indirizzarsi proprio contro le politiche unioniste europee.
Niente di nuovo sotto il cielo. Si tratta di una tecnica che, mutando quel che c’è da mutare, spessissimo viene costruita per indirizzare su un binario morto un’opposizione sociale altrimenti problematica (quantomeno) da gestire.
Qui si aprono grosse responsabilità politiche senz’altro per coloro che, ponendosi come dirigenti di formazioni sovraniste, si prestano di fatto a questa operazione, la subiscono e non riescono, per le ragioni che siano, ad imprimere un ben diverso contenuto al messaggio ed all’azione della formazione politica di riferimento.
Un ben diverso contenuto che sappia collocare dalla stessa parte della barricata il dramma ‘a monte’ di chi emigra ed i problemi ‘a valle’ che il combinato UE-euro determina anche in Italia.
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