Agli inizi di ottobre scorso, quattro Berretti verdi statunitensi vengono uccisi nel deserto del Niger. Ufficialmente la Casa Bianca ha propri militari nel Paese per l’addestramento di truppe locali. Cosa ci facevano questi soldati, insieme a militari nigerini, in prossimità del confine con il Mali, dove è avvenuto l’agguato? Trump di recente ha indicato in 645 il numero dei militari USA lì presenti. Un’operazione iniziata sotto l’amministrazione Obama nel 2013. Qual è il senso della loro missione al di là delle attestazioni formali?
Ora, è peregrino pensare che il governo Gentiloni voglia inviare in Niger un contingente italiano come ennesimo atto dovuto del nostro Paese a sostegno dell’alleato/padrone statunitense? Ancora una volta il peloso interventismo in Africa (la spoliazione di risorse in Niger, ad esempio, è cosa nota e c’è tutta una raggiera di conseguenze) non fa che determinare disastri su disastri, tra cui acuire il dramma dell’emigrazione.
La sudditanza e il posizionamento in generale contoterzista sulle questioni essenziali della politica estera dell’Italia pone anche questo ambito come ‘nodo’ cruciale per la liberazione nazionale.
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