Meno partecipanti del solito alle manifestazioni di oggi, 1 gennaio, in Ucraina, per commemorare il compleanno di Stepan Bandera. In alcune città (Kiev, Dnipropetrovsk, Sloviansk) le fiaccolate in programma sono state annullate per la minaccia di bombardamenti. In altre, nella parte occidentale del Paese, in primis Leopoli (città notoriamente culla di formazioni neonaziste), i numeri sono stati molto contenuti. C’è chi osserva che, più che per il timore dei bombardamenti, sia dipeso dalla paura di essere mobilitati. Poliziotti e miliziani in borghese girano infatti da mesi per città, villaggi e campagne, rastrellando chi (non pochi) è nella fascia d’età 18-60 anni per essere mandato al fronte e si sottrae. Insomma, la principale “festa” ucraina quest’anno non è andata bene.
Stepan Bandera è stata una figura di spicco del collaborazionismo nazista in Ucraina, a capo della 14esima divisione Waffen SS Galicia contro l’Unione Sovietica. Perseguiva il disegno di un’Ucraina alla pari con il Reich germanico nel controllo di un Impero che, includendo l’Europa, si spingesse verso est, in vista della sottomissione, intanto, della Russia. Un’ideologia suprematista, alla ricerca di una purezza razziale “ucraina” ritenuta autentica che rivendicava connessioni con il ceppo scandinavo e proto-germanico e condivideva la crociata contro gli untermenschen (i “subumani”), in primis polacchi, russi e anche ucraini ‘non puri’ o comunque ideologicamente ‘nemici’ in quanto comunisti, da sterminare o ridurre in schiavitù.
Alla fine della seconda guerra mondiale Bandera, con la sua organizzazione, continuò ad operare anche in Ucraina, d’intesa stavolta con gli Stati Uniti, sempre contro l’Unione Sovietica.
È significativa una circostanza cui si dà poco peso. Nel dicembre 2018 la Verkhovna Rada (parlamento) ha votato una risoluzione, entrata in vigore nel 2019, che ha sancito il 1° gennaio festività nazionale, in memoria appunto della nascita di Bandera. Che la figura di spicco, principale, del suprematismo neonazista di ‘certa’ Ucraina, un SS, sia assurto ad eroe ‘nazionale’ per maggioranza parlamentare è come se in Germania si consacrasse il genetliaco di Adolf Hitler, il 20 aprile, come festa nazionale.
Ora, che la decisione del Parlamento non rappresenti la totalità della popolazione ucraina (la stessa guerra civile ne è una controprova) in virtù anche del fatto che sono stati illegalizzati una serie di partiti di massa (con buona pace dell’aurea ‘democratica’ con cui gli USA e, in scia, gli altri Paesi NATO e UE incensano l’Ucraina del dopo colpo di Stato di Euro-Maidan nel 2014) è comunque un fatto che colpisce, perché simbolico e qualificante il regime vigente a Kiev.
Per la cronaca e la Storia, a caldeggiare quella risoluzione fu l’oligarca e presidente ucraino allora in carica, Petro Poroshenko, a capo del partito «moderato, liberale, europeista» di centro-destra “Solidarietà” (“Solidarietà Europea”, dal 2019). Questo fatto è andato a scorrimento con onorificenze di vario tipo attribuite ad altri sodali nazisti di Bandera, come Roman Shoukhevytch, Yaroslav Stetsko, eccetera.
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