Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese di al Jazeera, è stata uccisa (proiettile in testa) mercoledì a Jenin, mentre (giacca con scritta Press ed elmetto di protezione) effettuava riprese. Colpita dai soldati israeliani secondo i palestinesi, il contrario secondo Tel Aviv. Il suo nome era familiare nel mondo arabo, dopo 25 anni di servizi su colonialismo e crimini di Israele in Palestina.
Ieri i palestinesi le hanno reso omaggio: il corteo funebre è partito da Jenin per Gerusalemme, attraversando Nablus e Ramallah. Di massa la partecipazione. Più volte la polizia ha preso a manganellate anche chi, in prossimità della Chiesa, portava la bara.
La si vede ondeggiare, fin quasi a cadere a terra. Le immagini sono eloquenti e, riferita dall’Ansa, smentiscono la versione israeliana che giustifica le cariche sostenendo che dal corteo funebre, compresi da quelli che portavano a spalla la bara, fosse partito un lancio di pietre e altri oggetti contro gli agenti, accompagnato da slogan nazionalistici.
Blinken, segretario di Stato dell’amministrazione Biden, ha dichiarato: “siamo profondamente disturbati dalle immagini della polizia di Israele…” e della sua “intrusione alla processione del funerale”. Per arrivare –Washington– ad esprimere anche solo “disturbo”…
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