25 Marzo: mobilitazione per l’ambiente/ AMBIENTE E PANDEMIA: DALLA PADELLA ALLA BRACE

Oggi 25 marzo 2022 in tutto il mondo si scende in piazza per la giustizia climatica, per la salvaguardia delle risorse naturali, per politiche di effettivo contrasto al cambiamento climatico, per un’equa distribuzione delle risorse naturali e materiali.

In un mondo nel quale il degrado ambientale corre a ritmi vertiginosi (influenza aviaria, peste suina, siccità, cementificazione, aria inquinata, rifiuti dispersi nell’ambiente… solo per citare alcune emergenze senza la pretesa di essere esaustivi) e con una pandemia tutt’altro che superata, intendiamo ribadire la nostra posizione in merito e rilanciare il nostro sostegno a ogni iniziativa finalizzata a cambiare i rapporti di forza oggi sussistenti.

AMBIENTE E PANDEMIA: DALLA PADELLA ALLA BRACE

La pandemia è divenuta un alibi

– per un’inedita stretta sulle libertà collettive e sul lavoro;

– per riorientare le scelte di consumo a favore di un sistema oligopolistico (grande distribuzione, commercio elettronico);

– per disarticolare ulteriormente il sistema dell’istruzione pubblica;

– per asfissiare i circuiti culturali indipendenti (cinema e teatri d’essai, eventi autorganizzati, occasioni di autofinanziamento) a favore delle grandi piattaforme dell’intrattenimento;

– per risolvere solo con la ‘tecnica’ (vaccini) la crisi sanitaria, senza investimenti sulle cure di prossimità e sulla tutela a tutto tondo della salute e sulle infrastrutture per il benessere collettivo (scuola, alloggi popolari ma anche reti energetiche efficienti, acquedotti che non disperdono l’acqua, reti fognarie e di depurazione, centri di riciclo per i rifiuti, trasporti pubblici, lotta al dissesto idrogeologico…).

Anche l’ambiente sta pagando un prezzo altissimo: crollo del trasporto pubblico a favore del traffico privato, esplosione dell’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, plastiche monouso e rifiuti ospedalieri (tamponi, siringhe…), agenti chimici per le sanificazioni. Anche su tale fronte si sta passando dalla padella alla brace.

In tutto ciò si sono ulteriormente acuite le sperequazioni fra la grande massa della popolazione mondiale e una ristretta cerchia di persone cui viene concesso uno stile di vita che è un vero e proprio schiaffo a qualsiasi parsimonia e ragionevolezza nell’utilizzo delle risorse (dagli yacht ai jet privati fino al turismo spaziale come ultima frontiera di un consumismo ostentato e voluttuario).

Ambiente, rivendicazioni politiche e trasformazione sistemica

Riteniamo imprescindibile una rottura con le istituzioni promotrici della globalizzazione (Unione Europea in primis) come passaggio ineludibile verso un sistema deglobalizzato, basato sul consumo di prodotti prevalentemente locali e/o nazionali e l’accorciamento delle filiere.

Indispensabile in tal senso la diversificazione delle economie nazionali, in antitesi con le logiche della globalizzazione che favoriscono le specializzazioni in un unico settore (o tutt’al più in pochi settori) e la parcellizzazione delle catene produttive, con conseguente dipendenza dai flussi globali, innescando al contempo il presupposto del sottosviluppo, ossia la monocultura (turistica, produttiva, agricola).

Occorre rompere con la logica dell’agricoltura, della pesca e dell’allevamento/acquacoltura condotti secondo logiche industriali e intensive per arginare la perdita di biodiversità e le zoonosi (passaggio di agenti patogeni dall’animale all’uomo e, potenzialmente, dall’uomo all’uomo). Solo in questo modo si possono scongiurare gli effetti devastanti dell’agro-industria sull’ambiente e la salute ripensando anche i canali distributivi dei prodotti (regolamentazione del commercio elettronico affinché sia un mezzo di accesso al mercato per i piccoli produttori e non un ulteriore cappio a favore delle multinazionali; contrasto al monopolio della grande distribuzione; accorciamento della filiera; controllo doganale sulle importazioni anche per contrastare il traffico di specie esotiche/alloctone) e le loro dinamiche con la riduzione di scarti e sprechi. In questo senso è necessario che l’accesso al cibo di qualità, sano, rispettoso della biodiversità e legato alla stagionalità sia una priorità dell’azione politica.

Non intendiamo fornire alibi alle classi politiche interne attendendo ‘decisioni globali’ per trasformare il nostro modello di sviluppo, che viceversa riteniamo un’esigenza improcrastinabile da svolgere anzitutto a livello nazionale con il pieno ripristino della sovranità politica intervenendo immediatamente sul fronte della filiera del riciclo e della riduzione dei rifiuti, sulla sovranità alimentare (sementi, fitofarmaci, concimi…) e sull’efficienza energetica (recupero del patrimonio edilizio e cemento zero), sullo sviluppo di fonti energetiche alternative e sui trasporti (stop ai voli a corto raggio con integrazione e miglioramento della rete ferroviaria a breve/periurbana-media-lunga percorrenza, traghetti di nuova generazione per le isole).

Il contrasto al modello di sfruttamento del capitalismo globalizzato e ai suoi devastanti esiti sul clima e l’ambiente è per noi una priorità d’azione: intendiamo ribadire la nostra presa di distanze tanto da posizioni di individualismo neoliberista che si saldano con i settori più obsoleti del capitalismo e delle sue filiere inquinanti quanto dalle multinazionali. Queste, con il pretesto del ‘green’, intendono percorrere nuove strade di estrazione del profitto mantenendo inalterate le dinamiche e le sue storture di fondo anche sul piano dell’usura delle risorse naturali in tutti gli ambiti in cui esse operano: dal turismo delle grandi catene che estraggono profitto dalle nostre vestigia culturali, all’industria bellica e al suo carico di inquinamento e alterazione degli equilibri naturali (esercitazioni, scorie e uranio impoverito…), fino all’industria di trasformazione delle materie prime frutto di razzìa nei Paesi del Sud del mondo (legname, carne, olio di palma…) senza dimenticare la filiera dei combustibili fossili ancor oggi drammaticamente protagonisti di disastri ambientali a terra e in mare. 

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