“Ucraina/ Dentro il colpo di Stato. Regìa USA, referenza ‘liberal’, manovalanza neonazista” (n. 36, luglio/agosto 2014) e “Ucraina/ Dopo il colpo di Stato. Regìa USA, referenza ‘liberal’, manovalanza neonazista” (n. 38, luglio/agosto 2015), entrambi pubblicati sulla rivista (cartacea) Indipendenza, sono ancora attuali (pur a distanza di circa otto e sette anni rispettivamente) ed utili a comprendere molto, l’essenziale, dell’attuale presente storico e dei suoi sviluppi.
Si parla del controverso Accordo di Associazione all’Unione Europea, di come si relazionò il presidente “filo-russo” ucraino Viktor Janukovyc, di come e per ‘quali’ finalità gli USA operassero già da tempo per destabilizzare il Paese, del colpo di Stato di EuroMaidan e della ‘curiosa’ presenza in piazza di una milizia di uomini provenienti dalle “Forze di Difesa israeliane” agli ordini di partiti neonazisti (Svoboda in particolare), del ruolo di alcuni oligarchi tra i quali Igor Kolomoisky, figura di spicco e in posizione apicale nella comunità ebraica non solo ucraina, in stretti rapporti politici con neonazisti ucraini oltre che finanziatore di Pravyj Sektor e milizie come il Battaglione Azov, di una galassia quella neonazista (sostenuta da USA, NATO e diversi Paesi UE) di manovalanza e di governo già nel primo (scaturito, dopo EuroMaidan, dalla selezione di due società, la Pedersen&Partners e la Korn Ferry, allo scopo incaricate) con ministri e posti apicali militari (e successiva incorporazione nelle forze ucraine di molti suoi reparti), per concludere con il referendum in Crimea, le Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk, gli accordi (da parte ucraina non rispettati) di Minsk 1 e Minsk 2, i ‘perché’ atlantici del conflitto.
Da allora (2014) sono otto gli anni di guerra (prima nel Donbass, oggi anche nel resto dell’Ucraina) con il persistente interventismo di quelle stesse entità interne ed esterne protagoniste del colpo di Stato di EuroMaidan e dei successivi assetti, indirizzi e sviluppi nel Paese.
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