Il governo Draghi punta a ratificare il MES. Bruxelles, pochi giorni fa, aveva chiesto il via libera «il prima possibile» del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e, a seguire, il ministro dell’Economia Daniele Franco, rispondendo alla Camera al “question time” dei parlamentari Massimo Ungaro e Luigi Marattin di Italia Viva (il partito di Renzi), ha assicurato che sarà presentato il disegno di legge di ratifica.
Anche se la tempistica sull’arrivo del testo in Parlamento non è stata indicata, probabilmente per i timori di ulteriori spaccature nella maggioranza, Draghi vorrebbe il voto favorevole della Commissione Esteri prima del vertice europeo di Parigi del 12-13 marzo prossimi.
La sua ratifica è funzionale per l’unione bancaria europea e serve per allocare l’ingente debito pubblico cresciuto nell’attivo della BCE in conseguenza della crisi pandemica. Solo per l’Italia si stima un ammontare di 720 miliardi, peraltro solo una buona quota dei suoi titoli pubblici in circolazione. La BCE, per non incorrere in una violazione dei Trattati, non li può detenere, e quindi dovrebbe venderli. Il MES, a quote annuali, potrebbe acquistarli e rinnovarli alla scadenza in perpetuo.
Ora, Paesi non in regola con l’austeritario Patto di Stabilità (come l’Italia che ancora non ha saldato il versamento della quota, oltre 100 miliardi di euro), una volta che il MES sia investito di più potenti strumenti e di un mandato più cogente con le “rigorose condizionalità”, dovranno ubbidire alle induzioni austeritarie sulle politiche di bilancio, economiche e finanziarie se vorranno accedere ad una qualche linea di credito.
Il precedente più inquietante è la Grecia del Memorandum da lacrime e sangue: tagli alla spesa pubblica, aumenti di tasse, contenimenti salariali, interventi restrittivi sul ‘quando’ e il ‘quanto’ delle pensioni, ulteriore precarizzazione del lavoro in cambio di quote di prestito, eccetera.
Insieme al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il MES, con il prevedibile programma di aggiustamento macroeconomico che imporrebbe all’Italia, si configura come completamento di una formidabile tenaglia eversiva dell’unità della Repubblica e di quel che resta della sua sovranità nazionale e dei diritti sociali.
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