Quirinale transatlantico: il caso Frattini

Per il Quirinale, serve “un chiarissimo pedigree filo-atlantico e filo-europeista. Chi ha orecchie per intendere intenda”. Così Matteo Renzi critico sul nome di Franco Frattini, ex ministro degli Esteri ed ex alla Commissione Europea, attuale presidente del Consiglio di Stato. Questo nome, maturato nel colloquio tra Salvini e Conte, rimbalzato nella giornata di ieri, ha fatto sobbalzare Enrico Letta (PD) sia per il timore di una possibile saldatura tra M5S e centrodestra contro Draghi, sia perché “abbiamo bisogno di un profilo atlantista e che rassicuri i mercati”.

A Frattini si imputa, al tempo del Conte 1 (M5S+Lega), di aver espresso condivisione alla richiesta dell’allora presidente del Consiglio di abolire le sanzioni contro la Russia. Avrà forse pesato quanto Frattini dice a Presa Diretta (30 agosto scorso) qui sia al minuto -54,53 sia al minuto -52,00?

A latere della vicenda Assange, su cui è incentrata buona parte della trasmissione, si tratta di dichiarazioni rilasciate con una qualcerta leggerezza? Di scivoloni non compatibili con una fedeltà all’alleato/padrone USA che deve essere cieca, pronta, assoluta?

Eppure parliamo di una figura la cui azione politica, anche da ministro degli Esteri, si è sempre snodata nel rispetto delle linee d’indirizzo atlantiche. Nel 2013 fu addirittura in corsa per la segreteria generale della NATO, sostenuto dai partiti di centrodestra, di centrosinistra e da personaggi –per limitarci ad alcuni– come l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, quello al tempo in carica, il già citato Letta, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Alla fine, per la cronaca, fu preferito Jens Stoltenberg.

Ora, caso Frattini a parte, colpisce che, per individuare il profilo del futuro presidente della Repubblica, mai come a queste elezioni quel “pedigree filo-atlantico e filo-europeista” sia così apertamente ricercato anche su giornali, in trasmissioni televisive, e si intrecci nella trattativa unica, combinata (Quirinale-Chigi) in corso. Lo esigono certe cancellerie e “i mercati”, vien detto, come se fosse “normale”. Per l’Italia non andrà affatto bene. Andrà peggio!

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