Viva la Brexit, ma oltre i suoi limiti

In un contesto di crisi economica, concomitante con una sovrabbondanza di produzione ed efficienza dei trasporti, è evidente come nel rapporto tra venditore e compratore sia il secondo ad avere il coltello dalla parte del manico.

Tra Unione Europea e Regno Unito (UK) negli scambi commerciali è l’UK che importa più di quanto esporta. Buttarla sull’Erasmus è ridicola propaganda; gli inglesi hanno ottenuto quello che volevano e da libero Stato sovrano stanno stringendo accordi puntigliosi. Decideranno da chi, quanto e cosa comprare; dalle arance alle auto.

La forzatura continentale a Calais con il blocco di diecimila camion (e relative persone) mostra una volta di più l’atteggiamento franco-tedesco: sprezzante di tutto e di tutti per cui anche il covid-19 viene utilizzato per forzare la mano (con la scusa della “variante inglese” dello stesso). Tranquilli, in Grecia hanno fatto di peggio. Spiace ci siano ancora persone che idealizzano l’Unione Europea, che non ne vedono le modalità dispotiche.

Ciò detto il sovranismo inglese non esprime il nostro ideale modello di Paese. Il loro liberismo mercatista porta la propria borghesia semplicemente a riprendersi il controllo economico della nazione sostituendo e/o mettendo il capitalismo straniero (franco-tedesco) in subordine al proprio, in ciò con interessate sponde oltre Atlantico. In tale contesto il miglioramento delle condizioni di vita di larghi strati popolari con l’emancipazione dai vincoli UE sarà nullo in confronto a quanto si potrebbe ottenere se il loro fosse uno Stato intanto ad economia mista (con distinzione e coesistenza di mezzi di produzione privati e pubblici, ma preminenza d’ultima istanza pubblica) in cui la cultura umanistica abbia la supremazia sul darwinismo sociale.

Indipendenza sostiene la fondamentale importanza della sovranità politica (non solo monetaria) e la liberazione dal con/dominio franco-tedesco ed americano, acquisite le quali poter realizzare un modello di nazione e di società con un’attività economica al servizio del bene pubblico, non delle direttive dei cosiddetti mercati o degli interessi delle oligarchie imprenditorial/finanziarie, interne o estere che siano.Una società improntata al perseguimento concreto di ideali di giustizia, uguaglianza ed emancipazione sociale, che sappia vedere e contrastare i germi dello sfruttamento, del razzismo e della persecuzione dell’altro ovunque si manifestino.

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