In premessa: il Recovery Fund è peggio del MES per le condizionalità e l’incremento del debito estero, a legare sempre più il Paese –e le prossime generazioni– al sistema vincolistico, ricattatorio e predatorio del direttorio franco-tedesco dell’Unione Europea (UE). Oltre agli ultimi ma pur sempre appetiti gioielli di Stato (quote, pur ormai di gran lunga inferiori alla maggioranza assoluta o anche solo qualificata, in società quotate in Borsa come Enel, Eni, Leonardo, Poste ed Enav, e gruppi interamente pubblici come le Ferrovie o la Rai), l’Italia ha ancora ampie riserve patrimoniali private cui attingere e non a caso Oltralpe si magnifica il risparmio privato degli italiani al fine di rendere sostenibile il debito pubblico “in alternativa alla crescita”.
Ciò detto, sul MES (il Fondo che ha affossato la Grecia e che si vorrebbe trasformare in una sorta di Fondo Monetario Europeo) la cui riforma è stata approvata nel dicembre 2018 dal governo Lega-M5S e nuovamente approvato a giugno 2019, ora nel Movimento è in corso un’altra puntata dell’ennesimo psicodramma. Il 9 dicembre 2020 ci sarà il passaggio di ratifica in Aula e circa 60 parlamentari del M5S potrebbero non votarlo.
Di qui il lavoro febbrile di questi giorni per disinnescare una possibile bocciatura. Per far fronte a questa fronda e ancor più al discredito stante lo ‘storico’ rifiuto dei pentastellati al MES, la linea cerchiobottista del capo politico reggente Vito Crimi (e di tutta l’ala governista) è questa: votare la riforma ma opporsi alla sua attivazione. Un’opposizione, assicura, che ci sarà sempre, anche se il Movimento non dovesse essere più al governo. Insomma, si vota consentendo che passi un Trattato di cui si ammette l’estrema negatività e che non impedirà ‘un domani’ a questo o ad altri esecutivi di ricorrervi.
Come viene giustificato tutto questo? Con la presunzione di cambiare dall’interno la UE e l’opportunità politica dei suoi “tanti cambiamenti epocali già in corso”. Il fatto, sostiene Crimi, che a febbraio esponenti della commissione UE si limitassero a dire che nel Patto di Stabilità era già presente “tutta la flessibilità necessaria”, che a fine marzo l’unico pacchetto di risposte si basasse solo sui prestiti MES, SURE e BEI, che si sia ottenuta la sospensione del Patto di Stabilità, che la BCE abbia attivato il piano pandemico di acquisto di titoli di Stato (Pepp) prima di 750 poi di 1.350 miliardi, che siano seguite la sospensione delle “rigide regole” sugli aiuti di Stato ed infine la ‘favolosa’ messa in campo del Recovery Fund, tutto questo manda in brodo di giuggiole Crimi e dirigenza euro-governista pentastellata, senza che si sia sfiorati dal sospetto delle gravissime necessità critiche di fase e degli interessi di chi, per le ‘rendite di posizione’ derivanti dal combinato UE-euro, intende continuare a beneficiarne.
In questi giorni la stampa tedesca è tornata a tuonare contro l’Italia anche per i contrasti nel governo sul MES. A giugno, la cancelliera Angela Merkel aveva sollecitato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad assicurarsene i finanziamenti sanitari. Due giorni fa un editoriale del quotidiano economico finanziario Boersen Zeitung, vicino alla Bundesbank, parlando dell’Italia come del “grande malato d’Europa”, ha criticato lo “spreco” dei cento miliardi elargiti a vari settori e il salvataggio di banche come Carige e Popolare di Bari (“distorce la concorrenza europea”), oltre che dell’Ilva e di Alitalia. Il governo italiano starebbe sprecando “l’opportunità unica offerta dal programma di ricostruzione europeo”. Non è da meno la Frankfurter Allgemeine Zeitung, espressione delle posizioni dell’apparato dominante del Paese. Già sono pronte a sparare le cannoniere della compagnia di giro massmediatica d’Oltralpe se da Roma, dal voto parlamentare, venisse un rifiuto alla riforma del Fondo (affossa/)’salva’ Stati e comunque, a torto o a ragione, sul fatto che l’Italia non riesca ad utilizzare al meglio i fondi del Recovery Fund. Come mai, sulle aspettative della Troika (BCE-UE-FMI) di ‘come’ Palazzo Chigi utilizzi i fondi condizionati e, in parallelo, sulle contropartite e (con)cessioni che ci si aspetta, in Italia non si entra a fondo nel merito?
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