Italia/Bombe nucleari, dominio USA e Recovery Fund

Italia sempre più coinvolta nell’aggressiva strategia della NATO.Il Pentagono dà per riuscito il test (25 agosto, poligono di Tonopah, deserto del Nevada) di un attacco nucleare tramite caccia a velocità supersonica e in assetto stealth. Un video, reso pubblico il 23 novembre dai Sandia National Laboratories, mostra un caccia USA F-35A che, a 3mila metri di quota, lancia una bomba nucleare B61-12 (nel test con testata non-nucleare). Altri e ultimi test sono previsti. Ne dà notizia Manlio Dinucci, sull’edizione di ieri, 1° dicembre 2020, de “il Manifesto”.

La B61-12 ha una testata nucleare con quattro opzioni di potenza ed è in grado di penetrare nel sottosuolo, esplodendo in profondità per distruggere bunker di centri di comando e altre strutture sotterranee. Il programma, proseguito sotto l’amministrazione Trump, prevede la produzione di circa 500 bombe B61-12 a partire dall’anno fiscale 2022 che inizia il 1° ottobre 2021. Verranno schierate in Italia, Germania, Belgio e Olanda per sostituire le B61 il cui numero effettivo è segreto. Già sono partiti lavori di ristrutturazione nelle basi di Aviano e Ghedi: le nuove bombe nucleari armeranno gli F-35A della US Air Force e, sotto comando USA, quelli dell’Aeronautica italiana.La cintura dei su indicati Paesi rappresenterà l’asse ‘di servizio’/logistico dello schieramento nucleare USA in Europa con obiettivo principale la Russia. Perdura, insomma, da oltre un settantennio, e sempre più gravoso, lo status di sudditanza dell’Italia agli USA, con annesso coatto indirizzo di ‘scelte’ politiche ed economiche lesive della nostra sovranità e dei nostri reali interessi nazionali. Dinucci segnala che nel bilancio sarà necessario aumentare la spesa militare dagli attuali 26 a 36 miliardi di euro annui, cui si aggiungeranno secondo i piani oltre 60 miliardi stanziati a fini militari dal Ministero dello sviluppo economico e tratti (più gli interessi) dal Recovery Fund. Un deciso aumento della spesa militare nel momento in cui mancano le risorse per fronteggiare l’attuale crisi acuita dal progressivo declino economico-sociale derivante dalla subordinazione alle direttive del combinato UE-euro.

Peggiori dell’aggravio dei costi continuano ad essere –e si accentueranno– le implicazioni e conseguenze politiche a tutto campo delle aggressive scelte strategiche di Washington da Great Reset. Senza sovranità ed indipendenza nazionali non ci sarà mai liberazione e rinascita sociale.

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