L’ideologia è incorporata anche nell’uso delle parole. Sempre. Non è una brutta parola “ideologia”. Trattasi di un sistema, di un complesso di idee, di modi di vedere, di mentalità che accomuna –e ‘distingue’– un gruppo, una società, un partito, uno Stato –quale che sia il tempo storico o lo spazio geografico.
Ebbene, è un’affermazione ideologica definire “frugali” quei Paesi che, in relazione al Recovery Fund in discussione al Consiglio Europeo, comprensibilmente intendono conservare i privilegi acquisiti dentro l’Unione Europea, costruita così per gli interessi di alcuni e la depressione di altri.
Il concetto di “frugali” è, in questo contesto, subliminale per mantenere disciplina e obbedienza. Vuol essere ‘positivo’ contrapponendosi a quello ‘negativo’ di “spendaccioni” e “scialacquatori”. Ribadisce un principio che per gli europeisti anche ‘nostrani’ è importante sia assimilato in profondità dai dominati, e cioè che ‘è giusto’ essere monitorati, controllati, indirizzati su come saranno spesi quei denari che da tempo si favoleggia che “generosamente” saranno erogati –peraltro ‘se’, ‘quanto’ e ‘quando’– da “mamma Europa”.
“Frugali”, insomma, è da “Achtung!” (Attenzione!). Comunque vada a finire a Bruxelles, le regole “austeritarie” non vanno dimenticate. La schiena non dimentichi la frusta!
In sintonia è arrivato ieri, sull’Huffington Post Italia, lo sdegno di Mattia Feltri. Il suo novello direttore trova inammissibile che l’Italia continui a “conservare uno stile di vita ingiustificato dai tempi e dai conti” tuonando in particolare sulla ‘facilità’ di andare in pensione. Un dire non originale che reitera una delle principali tesi del fideismo europeistico liberista: l’essere vissuti –ed il continuare a vivere– al di sopra delle proprie possibilità. Ergo, colpevolizzare i dominati, che non finiranno mai di imparare quanto debbano divenire “frugali”. Ripetiamo: la schiena non dimentichi la frusta!
Feltri, nella circostanza, colora la sua ‘perla’ con queste parole: “Eppure siamo lì ancora al Consiglio UE a battere cassa con la spocchia di chi si ritiene bello e indispensabile”. Qualcuno potrebbe notare che il giornale di Feltri appartiene al gruppo Agnelli-Elkann che la sua “frugalità” la vive avendo la sua sede fiscale proprio in quel paradiso dell’evasione fiscale legalizzata che sono i Paesi Bassi (uno dei Paesi “frugali”), per non parlare della “frugale” storia degli Agnelli e del loro “frugale” ‘battere cassa’ per decenni allo Stato italiano con trasversali compiacenze governative.
Tutto questo c’è ed è parte della polemica.
La sostanza politica resta la ‘linea di divisione’ che da tempo, ormai, contrappone la frusta e la schiena. L’Unione Europea, il modello neoliberista e le sue interessate referenze politiche, economiche, ideologiche in Italia sono parte della frusta e la libertà, insegna la Storia, non si negozia, ma si conquista.
Pro-euro e no-euro: curiose convergenze sull’«errore dell’euro» e verità inconfessabili
Il cosiddetto sovranismo di destra italiano: un’antitesi fattiva
Sovranisti costituzionali italiani… allo stesso tempo spinelliani/europei?
I critici della UE, nostalgici della CEE
Il messaggio atlantico-federalista di Sassoli, neo presidente del parlamento UE
Cavalli di Troika: Moscovici, CETA e Unione Europea
Barroso, dalla Commissione Europea a Goldman Sachs: i miracoli delle porte girevoli made in UE
Il messaggio atlantico-federalista di Sassoli, neo presidente del parlamento UE
Prima Repubblica: la genesi della razionalità strategica della crisi