Crisi sociale, risparmio e reprimende UE

Questa crisi rischia di mettere ancora di più i lavoratori privati, dipendenti e autonomi, contro i dipendenti pubblici, perché i primi, più direttamente toccati dalla crisi, tendono a vedere gli altri come dei privilegiati, per il semplice fatto che hanno in buona parte conservato durante questi mesi il lavoro e lo stipendio. In realtà con la discesa del PIL e la richiesta che l’UE farà tra breve di rimettere i conti a posto saranno penalizzati tutti e continuerà la privatizzazione dei servizi pubblici e quindi anche chi vi lavora sarà penalizzato.
In ogni caso la domanda langue un po’ da parte di tutti, per varie ragioni che vanno a sommarsi. In gran parte perché molti hanno perduto il lavoro e la cassa integrazione (laddove è arrivata) è davvero minima, o sono titolari di aziende in crisi e a rischio chiusura. Gli uni e gli altri, oltre ad avere diminuita la capacità d’acquisto, per quel poco che gli resta preferiscono risparmiare per l’incertezza del futuro; del resto l’incertezza si diffonde tra tutti e neanche i lavoratori che ancora si considerano garantiti ne sono indenni, senza contare che anche loro hanno figli per il cui futuro nutrono spesso comprensibili preoccupazioni.
Va poi considerato che l’homeworking riduce di per sé le occasioni per spendere, principalmente (ma non soltanto) riguardo alla ristorazione. Del resto è diminuita la propensione a spendere anche a causa delle misure obbligatorie a cui sono tenute le attività di ristorazione, ricreative e culturali per poter riaprire, misure a cui non tutti si attengono allo stesso modo, ma che comunque limitano la libertà di esercenti e clienti che, se anche non sempre le rispettano non temendo più il virus, non evitano la paura di eventuali sanzioni. Anche i limiti agli spostamenti in macchina e nei mezzi pubblici ostacolano la circolazione delle persone (e di conseguenza quella del denaro).
Per tutto ciò i risparmi sono cresciuti in quantità, ma questo non significa affatto che gli italiani siano complessivamente più ricchi. Ci sono degli evidenti paradossi. I Paesi cosiddetti frugali continuano a rimproverarci l’eccessivo debito pubblico, che sarebbe secondo loro (e purtroppo la cosa viene ripetuta anche dai nostri politici e commentatori) la prova che avremmo “vissuto al di sopra delle nostre possibilità” quanto meno nei decenni passati (ma secondo i frugali anche oggi).
Ora, il fatto che gli italiani complessivamente siano quelli con meno debiti privati e con le maggiori quote di risparmio, sia depositato in banca che impiegato nell’acquisto di case, dovrebbe dimostrare l’esatto contrario.
La cosa paradossale è che attualmente diversi politici dei Paesi frugali ci rimproverano (anche) per avere messo da parte troppi risparmi e dicono che dal momento che gli italiani complessivamente hanno più risparmi e case di proprietà dei cittadini degli altri Paesi non devono essere aiutati. Sul fatto che non dovremmo chiedere aiuti ad altri Paesi ma aiutarci da soli sono d’accordo, anche se per motivi ben diversi.
Quello che intendo far notare è l’assurdità di muovere la critica di aver “vissuto al di sopra delle proprie possibilità” e aver sperperato e allo stesso tempo di aver risparmiato troppo! In realtà i Paesi frugali sono proprio quelli i cui cittadini più si sono indebitati, anche se questo non va ascritto necessariamente a loro colpa. L’assurdità è connotare come negativo e pericoloso il debito pubblico al posto di quello privato!
Lidia Riboli

Informazioni su associazioneindipendenza

Rivista patriottica e sovranista italiana impegnata in una battaglia di liberazione sociale dall'egemonia euroatlantica rifacendosi ai valori della Resistenza
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