Coronavirus, eurovirus e nuovi scenari

Pochi fondi (taluni finanziati e garantiti dagli Stati membri stessi), tutti di entità modesti, in prestito e condizionati. È quanto deciderà martedì 7 aprile l’Eurogruppo, l’organismo dell’Unione Europea (UE) che riunisce i ministri dell’Economia dei Paesi membri. Poi il tutto sarà ufficializzato, nei giorni a seguire, dalla Commissione (CE). Lo strappo dei giorni scorsi tra Francia e Germania si è ricomposto in un accordo che il direttorio de facto franco-tedesco sulla UE (si veda il Trattato di Aquisgrana del gennaio 2019) presenterà appunto all’Eurogruppo martedì prossimo.
Si vedrà al dunque, ma le misure (Bei, Sure, Mes ‘soft’, ecc.) che già filtrano dalle istituzioni europee sono non proprio fuffa, ma ulteriori catene dello scenario del dopo emergenza sanitaria. Alcune classi dominanti di Paesi ‘europei’ infieriscono su altri Paesi ‘europei’ in ginocchio! Nessun tradimento del sogno europeo. È la prosecuzione dell’impianto di costruzione europea, scandito in varie tappe dalla seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso, qui sintetizzabili in un trinomio: CEE-MEC-UE. Sullo sfondo uno scontro (geo)politico tra Stati ‘europei’ e tra alcuni di questi e gli Stati Uniti, originari ideatori di detto processo a partire dal loro ACUE, il Comitato Americano per l’Europa Unita (1948). Irrilevanti, in tale scontro tra frazioni di classe dominante e sub-dominante, le distinzioni tra confederalisti e federalisti europei.
Funzionamento, rapporti, conseguenze della magnificata ‘Europa Unita’ di oggi sono lo sviluppo di quella di ieri. In questa fase si cerca di guadagnare tempo, di tirare in lungo, in attesa che l’emergenza sanitaria passi, e non ci siano più ‘scuse congiunturali’ per la ripresa in grande stile delle logiche predatrici austeritarie, anti-nazionali e di classe. Lo scenario che ci aspetta, non difficilmente immaginabile a grandi linee, non sarà nemmeno quello già critico (per molti Paesi ‘europei’) del pre-coronavirus, ma quello peggiorativo recessivo e depressivo che è destinato a dispiegarsi nella sudditanza all’euro-atlantismo. Si ripresenterà, come ‘nodo’ più accentuato che mai, il rapporto (parametro) euro-unionista debito/PIL. Una voce, quella più propriamente di ‘debito estero’, che è il grimaldello pluridecennale del sistema di potere anglo-USA per il tramite degli organismi finanziari ‘germinati’ dopo la seconda guerra mondiale, tipo Fondo Monetario Internazionale (FMI).
I programmi di aggiustamento strutturale del FMI, invasivi delle sovranità nazionali e dei diritti sociali dei popoli, devastanti in Africa, in parti dell’Asia, in America latina hanno preso il nome di “Washington Consensus” e nel continente geografico in cui si trova l’Italia, “Unione Europea”.
Martedì andrà in scena in video-conferenza una grande e roboante operazione-immagine delle istituzioni europee, veicolata dalla grancassa massmediatica, per dire che, di fronte all’emergenza sanitaria ed economica, l’Unione Europea c’è, eccome (purtroppo!) se c’è! Non gioiranno diverse compagini governative sub-dirigenti ‘europee’ di alcuni Paesi.
Sono già in essere praterie enormi per le rivendicazioni patriottiche nazionali di libertà e di emancipazione sociale. I fatti saranno facili argomenti per mostrare che l’Imperatore europeo (che sia germanico, franco-germanico o USA poco importa) è nudo. Non sarà solo la pur importante indignazione morale a mobilitare le coscienze, ma saranno i processi sociali oggettivi a mobilitare (porzioni significative) di massa.
Questo non implicherà cambiamenti significativi, “la vittoria”! Esigerà organizzazione politica (ce ne saranno diverse!), chiarezza di prospettive, realismo progressivo di obiettivi.
Se i vuoti attuali non saranno adeguatamente riempiti, questa grande opportunità storica di liberazione che si è aperta, certamente in questa parte di mondo del continente europeo, Italia inclusa, si richiuderà e chi domina oggi gestirà gli inevitabili nuovi scenari di domani, nell’accentuata durezza di condizioni che questa fase di quasi collasso economico-sociale lascerà. Una calamità virale, sanitaria, non avrà insegnato alcunché, non si sarà rovesciata in un processo ‘positivo’ di liberazione nazionale e di uguaglianza dei diritti sociali.
Lavoriamo politicamente perché questo non accada!
Utilizziamo questo periodo per irrobustire o allargare il raggio di interlocuzioni e conoscenze tramite telefono o video-conferenze. Lo si faceva anche prima, ma nell’attuale periodo di ‘domiciliazione coatta’ “Indipendenza” ha intensificato questo tipo di attività, per confrontarsi sul piano delle analisi, delle idee e dell’azione.
Chi sia interessato, è invitato a scriverci in privato.
Accorciamo le distanze!
ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

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Rivista patriottica e sovranista italiana impegnata in una battaglia di liberazione sociale dall'egemonia euroatlantica rifacendosi ai valori della Resistenza
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