Nazione e patria, stella polare di ogni liberazione/rivoluzione

Di questi giorni da Covid-19, inediti nella storia d’Italia, tra le cose che entreranno nella memoria storica non mancheranno le reiterate manifestazioni di appartenenza nazionale espresse (principalmente) con tricolori alle finestre, ai balconi e inno nazionale fatto risuonare tra i palazzi e nelle strade tramite cellulari o apparecchiature acustiche. Niente di eccezionale, niente di incomprensibile. È normale che, in periodi critici o percepiti tali, nell’immaginario collettivo dei più ci si raccolga in una comunanza ‘di fondo’ data da una lingua, una storia, un immaginario condiviso, ecc., cui in altri momenti non si darebbe peso o perlomeno non si sentirebbe l’esigenza di esprimerlo. Si tratta di un punto fermo ‘produttivo’ di un sentire e di un agire reali. Un po’ come l’aria (immateriale) che si valorizza in termini di importanza (materiale) quando viene a mancare.
Per i più si tratta di un humus, di un sostrato fondamentale, quello nazionale, molto più profondo e potente (perché ‘preliminare’) di qualsiasi altro ‘collante’, compreso il patriottismo ‘derivato’, come quello costituzionale, ad esempio. Al riguardo, non è detto (ma non è escluso) che si tratti di due ambiti in contrapposizione. Il secondo (il patriottismo costituzionale) avrebbe però piedi d’argilla o addirittura sarebbe impensabile se non poggiasse sul primo (il patriottismo nazionale) e con questo non fosse in stretto raccordo.
Chi è solito considerare questa filiera di concetti (identità, nazione, patria) con indifferenza, sospetto o addirittura disprezzo, è destinato ad estraniarsi dal contesto sociale in cui intendesse operare: i mondi che volesse contribuire a costruire in termini collettivi finirebbero con il risultare immaginari e astratti. L’alternativa inevitabile consiste in una prassi impositiva dall’alto, più o meno bruta, più o meno manifestamente violenta, ma pur sempre senza radici o con una parvenza di esse tale da renderla poco durevole e poco resiliente.
Il fatto nazionale è qualcosa di imprescindibile per qualsiasi ideologia, per qualsiasi idea di società.
Sentire, vivere, comprendere l’importanza di quei concetti valoriali non è però bastevole. È necessario, come completamento di un’appartenenza (distinta ma non disuguale da tutte le altre), un’idea di società (se ci si batte per la liberazione nazionale) e una organizzazione di società (se si sono conquistate l’in/dipendenza e la sovranità a tutto campo) che leghi, accomuni e renda partecipi e resilienti coloro che condividono quella appartenenza culturale in quel territorio determinato.
A ben vedere, quell’idea e/o organizzazione di società deve essere il più inclusiva, eguale nei diritti e sociale possibile, perché non venga messa in discussione dai più in nome della stessa patria nazionale di nuovo da liberare.
Senza liberazione nazionale (indipendenza e sovranità), nessuna liberazione sociale!
ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

Informazioni su associazioneindipendenza

Rivista patriottica e sovranista italiana impegnata in una battaglia di liberazione sociale dall'egemonia euroatlantica rifacendosi ai valori della Resistenza
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