“Garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico”. Così scrive la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) in un documento-guida indirizzato ai primari per gestire l’ammissione ai trattamenti intensivi. Nella premessa: “le previsioni stimano un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive”. Cosa intendere con “speranza di vita” al tempo del corona virus o, se si preferisce, del Covid-19? Ecco, secondo la Siaarti: “può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”.
Siamo insomma dentro quella che si vorrebbe “l’applicazione dei protocolli di medicina alle catastrofi”.
Di catastrofico c’è che in Italia gli ospedali sono stati ridotti di numero, il Servizio Sanitario Nazionale è stato regionalizzato con disuguaglianze enormi di trattamento da regione a regione, abbassamento della qualità dei servizi nel pubblico e costi sempre più elevati per le cure nel privato, che nel Paese ci sono solo poco più di 5mila posti letto in terapia intensiva e mancano medici ed infermieri, il tutto per ottemperare ai vincoli di bilancio e alle direttive neo/ordo-liberiste dell’Unione Europea (UE). In queste condizioni qualsiasi virus può diventare catastrofico.
Quanto sta accadendo la dice lunga sul regionalismo differenziato di cui questa emergenza nazionale ha messo in evidenza iniquità ed inefficacia. Oggi sulla sanità, ma già oggi e ancor più domani su altre materie.
È bene quindi battersi contro la valenza eversiva anti-nazionale ed anti-sociale della bozza di legge quadro Boccia (dal nome del ministro del PD che l’ha presentata) che, in linea con gli indirizzi euro-unionisti, ha la compiacenza interessata trasversale dei partiti di governo e di opposizione, dal Partito Democratico, al M5S, alla Lega, a Fratelli d’Italia, a Forza Italia, eccetera.
Rifiutare il regionalismo differenziato (“autonomia differenziata”) in nome della gestione pubblica piena (anche) di tutti i servizi strategici, in nome dell’interesse generale della collettività nazionale, è necessario farlo diventare una rivendicazione popolare per la sovranità nazionale e la giustizia/liberazione sociale.
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