Draghi, why not? Il ‘sovranista’ Salvini riapre alla troika

Il punto non è interrogarsi se Mario Draghi, ex governatore della Banca Centrale Europea, uno degli uomini apicali della Troika (FMI-BCE-UE), raccoglierà l’investitura di una delle frazioni neo-liberiste in parlamento, la Lega, che l’ha proposto poche ore fa come presidente del consiglio (nella fattispecie Giorgetti; Salvini lo indicò, un paio di settimane fa, come possibile presidente della Repubblica).
Così come sul nome di Draghi non deve sorprendere la “disponibilità ad approfondire” arrivata a stretto giro di posta da Renzi, un’ipotesi peraltro che questi ha ventilato come gradita un paio di mesi fa, pronto a tutto pur di disarcionare il “Giuseppi” Conte di governo, da sempre astioso nei confronti della creatura (Italia Viva) del tronfio ex sindaco di Firenze e ‘rivale’ sullo stesso ambìto elettorato ‘di centro’.
Nemmeno è il caso di scervellarsi nell’immaginare se sia lontanamente praticabile quel nuovo governo ‘a tempo’, quel “Comitato di salvezza nazionale” che, da proposta Salvini, “affronti cinque emergenze di questo Paese (lavoro, tasse, salute, infrastrutture, giustizia)”, anche considerando le simpatie di Forza Italia e Partito Democratico già manifestate in passato per il teorico del “pilota automatico” eurounionista sulla via dell’austerità “über alles, Banditen!”.

Il punto è che in un surreale teatrino dell’assurdo, con assoluto sprezzo del ridicolo, chi commenta tale ineffabile uscita, non diversamente da chi lo dipinge come novello erede del Cavaliere Nero di arcoriana memoria, lo definisce ancora “sovranista”, in tal modo volendolo accostare alla vituperata (perché?) dimensione “nazionale”. E questo incuranti delle sue ripetute attestazioni europeiste, indifferenti al contenuto delle posizioni neo/ordo-liberiste sue e della Lega, che oscillano dal polo franco-tedesco in economia (cui si vorrebbe agganciare una parte del nord Italia, almeno, come “marca” meridionale) a quello atlantico (USA) in politica estera.
“Sovranista” di cosa, quindi? Chi definisce in tal modo –accostando al termine la vituperata dimensione “nazionale”– lui (Salvini) e lei (la Lega) finge di ignorare bellamente che in primis loro –ma anche Forza Italia, PD, (buona parte del) M5S, LEU, Fratelli d’Italia, ecc.– sono fautori di quell’autonomia/regionalismo differenziato d’ispirazione euro-unionista che, a regime, sancirà la fine di uno Stato e di una nazione chiamata Italia e cancellerà quella dimensione solidaristica, socialmente avanzata presente in Costituzione, quantunque in buona parte restata sulla Carta.

Perché, dunque, non definire loro e gli altri in modo pertinente come “sovranisti europei”, “sovranisti carolingi” (franco-tedeschi) o “sovranisti atlantici” (USA)?

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