«Guardo con interesse alle Sardine, vi ritrovo elementi e quella libertà che furono propri della rivoluzione liberale di Berlusconi». È Francesca Pascale, compagna dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a dichiararlo all’Huffington Post. Parlando delle ‘sardine’: «Valuterò il piacere di riscendere in piazza il 14 dicembre. Si tratta di un fenomeno spontaneo, dilagante, animato da giovani, quindi va guardato con rispetto, interesse e soprattutto non va sottovalutato. Un errore che a suo tempo è stato commesso con i 5 stelle ed il risultato è quello che è oggi sotto gli occhi di tutti».
All’ANSA, è di «benvenuta» la replica di Mattia Santori, una delle quattro ‘sardine’ bolognesi che hanno dato vita al movimento. Importante il perché («Non abbiamo bandiere proprio perché accettiamo chiunque voglia prendere posizione contro la retorica sovranista divisiva professata da una parte della destra») salvo una tirata d’orecchia («Rimane il fatto che in Emilia-Romagna, e non solo, Forza Italia è alleata proprio con i principali artefici di questa retorica. Ma se viene con una sardina bella colorata, chiuderemo un occhio»).
Di là dal riferimento (la lingua batte dove il dente duole) al delicato passaggio politico delle regionali di gennaio in Emilia Romagna (per le evidenti ripercussioni sulla stabilità del governo giallo-rosée), due considerazioni sulla «retorica sovranista divisiva professata da una parte della destra».
Prima considerazione: la parte politica cui Santori si riferisce, cioè Lega e Fratelli d’Italia, è passata da un sedicente sovranismo (atlantico) ad un alter-europeismo (sempre atlantico) retorico e divisivo. Di sovranità nazionale, a ben vedere, mai si è vista traccia, chiacchiericcio illusionistico e posizioni estetico-opportunistiche a parte! Comuni e condivise sono sempre state l’acquiescenza servile agli Stati Uniti, in particolare alle frazioni statunitensi ‘di destra’, compresa quella attualmente tenutaria della Casa Bianca, e l’introiezione ideologica dei canoni neo-liberisti e monetaristi da Unione Europea.
Seconda considerazione: realmente «divisiva» è la politica sovranista europea cui aderiscono trasversalmente le frazioni di sinistra, centro e destra liberale italofone, con i due suddetti partiti di destra inclusi. Le politiche sovraniste europee sono, queste sì, «divisive» ed eversive “dall’alto” dell’unità nazionale e dei diritti sociali (in smantellamento progressivo e accelerato). Quintessenza dell’operatività divisiva “dal basso” è l’Autonomia Differenziata (regionalismo), risolutamente gradita agli interessi europeisti (asse franco-tedesco) e condivisa dalle frazioni di sinistra, centro e destra liberale, con i due suddetti partiti di destra inclusi.
Su queste divisività eversive eurosovraniste (operative dall’alto e dal basso) a danno dell’Italia, perché il movimento delle ‘sardine’ tace? Perché non attacca la «divisiva» Autonomia Differenziata (regionalismo) preferendo invece la fantasmagorica caccia al fantasma del “sovranismo” nazionale di destra? Duole così tanto riconoscere –e riconoscersi con– le destre nell’eurosovranismo anti-nazionale ed anti-sociale?
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