Se rieletto, Benjamin Netanyahu annuncia la volontà di annettere la valle del Giordano e una parte della Cisgiordania vicina al mar Morto, territori occupati nel 1967. Lo ha assunto come impegno, peraltro già prospettato in passato, e ora chiede in tal senso il voto (“un mandato chiaro”), in caso di vittoria alle elezioni generali del 17 settembre in Israele. Si tratta di dichiarazioni che mirano ad attrarre il voto di quegli elettori –in consistente numero– delle colonie nei territori occupati orientati a votare Likud o formazioni ancora più a destra.
Durissime le reazioni anche della componente moderata palestinese.
Nel marzo scorso, sostenuto da Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, Netanyahu aveva espresso l’intenzione di annettere anche lo strategico (per la sua posizione) altopiano del Golan siriano, territorio occupato militarmente da Israele dal 1967, senza che finora nessuno Stato abbia mai riconosciuto l’annessione. Ad alimentare questa prospettiva di nuova guerra, aerei israeliani hanno intensificato le violazioni dello spazio aereo siriano e libanese e bombardato. Antiaerea e lancio di missili hanno contrassegnato la risposta della Siria e soprattutto di Hezbollah.
Sullo sfondo inoltre, da tempo, con parole chiare e reiterate, Netanyahu sta fomentando l’ostilità e l’aggressività nei confronti dell’Iran, confidando in un intervento militare degli USA con Israele a sostegno.
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