Sul sovranismo è curiosa la convergenza, la sintonia di posizione ‘ideologica’, che il Papa ha inteso esprimere ancora una volta evocando i “Padri Fondatori del sogno europeo”. Non li cita ma, insomma, da Altiero Spinelli in poi (i Monnet, gli Spaack, gli Adenauer, ecc.) la mente corre ad un florilegio di figure politicamente (e spiritualmente) molto poco raccomandabili.
Il tema e lo spazio non consentono adesso di circostanziare al riguardo.
“Il sovranismo porta sempre male e porta alle guerre”, sostiene in modo categorico il Papa in un’intervista su “La Stampa” del 9 agosto. Certi passaggi argomentativi (ad esempio sull’Unione Europea oltre che sul concetto demonizzato di sovranità politica che, se negata, può portare al “sovranismo”, a rivendicazioni cioè di liberazione, di sovranità, di indipendenza) denotano nella migliore delle ipotesi una molto approssimativa (per non dire infondata) conoscenza dei fatti. Sovranismo=guerra è il binomio che s’intreccia infatti in una reiterazione della solita Grande Narrazione sistemica, condivisa da Imperi in essere (ad esempio quello USA) ed aspiranti alter-Imperi (ad esempio quello franco-tedesco/carolingio dell’Unione Europea).
L’avversione per la sovranità nazionale e gli Stati nazionali era espressa infatti pure da Altiero Spinelli che li attaccava ferocemente lavorando politicamente per diversi decenni –soprattutto dentro le istituzioni europee– per disarticolarli. Sarebbe interessante sapere cosa il Papa pensi del pacifista federalista europeo Spinelli che così scriveva il 12 aprile 1953: «Per quanto non si possa dire pubblicamente, il fatto è che l’Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione russo-americana, e non della distensione, così come per consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro l’Unione Sovietica, da saper fare al momento buono» [in “Diario Europeo (1948-1969)”, p. 175].
Questo tema della guerra è da vedere con attenzione. Innanzitutto andrebbe evidenziato un fatto banale, e cioè che la conflittualità e le guerre tra Stati sono dovute non alla loro mera esistenza ma ad interessi economici delle loro classi dominanti. In particolare, il modello capitalistico nelle sue plurali forme di espressione ha, in dati momenti storici, visto regolare i propri conti interni nei termini di una competizione inter-imperialistica che non ha esitato a ricorrere alla guerra, quando l’ha ritenuto opportuno. In grandissima parte le cause delle guerre sono tutte qui, incluse le due guerre mondiali del Novecento che videro Imperi, super-Stati anche continentali, farsi la guerra. È da prestare attenzione proprio a questo pericolo, a questi super-Stati, a queste macro-aggregazioni che sono state sempre responsabili delle più devastanti guerre e potrebbero tornare ad esserlo. E la loro pericolosità, non solo nella contemporaneità, non si affievolisce nemmeno quando si scatenano contro Stati nazionali sovrani colpevoli di perseguire un modello sociale alternativo a quello capitalistico o comunque ritenuti non allineati alle loro posizioni. La limitazione dei conflitti non si consegue con l’eliminazione degli Stati ma con il rifiuto delle macro-aggregazioni più o meno esplicitamente imperiali ed il superamento del capitalismo in senso socialista.
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