Un’intervista che deve far riflettere. Rilasciata con richiesta di anonimato da un parlamentare del M5S a VicenzaPiù (14 agosto) ci sembra importante rilanciarla ed invitiamo chiunque a farlo a sua volta. Due i punti principali, decisamente degni di attenzione, che la connotano: 1. gli intrecci del partito trasversale degli affari sulle grandi opere, senza scrupoli nella devastazione ambientale; 2. gli interessi di cancellerie estere nella nascita e nell’attuale crisi del governo Conte.
Quanto emerge dall’intervista conferma il nostro convincimento sulla necessità di assumere, senza remore o paure, la centralità delle rivendicazioni della sovranità e dell’indipendenza nazionali che hanno ricadute ed interconnessioni anche con ambiti in apparenza lontani ed estranei. Sottrarvisi, a nostro avviso, condanna al velleitarismo –nella migliore delle ipotesi– l’impegno politico sia di chi, pur in vista di un cambiamento di società, continua a minimizzare o ad ignorare quei decisivi ‘nodi’ da sciogliere, sia di chi, pur assumendoli, non entra nel merito dei passaggi politici per andare a realizzare quelle rivendicazioni, della poliedricità degli interessi –dentro e fuori l’Italia– a mantenere questo Paese in condizioni di sempre più degradante e profittevole sudditanza, di un’idea di società alternativa a quella capitalistica dominante il che, in ultima istanza, è la cartina al tornasole di ogni effettiva sovranità ed indipendenza nazionali.
«Nelle cancellerie internazionali, Usa, Germania, Ue e Israele in testa questa alleanza anomala è stata vista come una sorta di male minore. Una sorta di necessario governo di unità nazionale che ha potuto prendere il largo solo dopo alcune rassicurazioni precise».
Quali?
«Che l’Italia, in quanto nazione sconfitta dopo la Seconda guerra, non si sarebbe allontanata dal perimetro della Nato. Che l’Italia non avrebbe rivelato i protocolli segreti e anticostituzionali per cui è previsto il placet americano per la nomina del Presidente della repubblica, di quello del consiglio, del ministro degli esteri, di quello degli interni nonché del governatore della Banca d’Italia. All’alleato americano poi è stato garantito che il segreto di Stato sarebbe rimasto su tutta una serie di dossier, mentre alle cancellerie internazionali è stato garantito che il governo non avrebbe rivelato alcuni dossier delicati sulle transazioni relative ai titoli del debito pubblico nonché a quelle sui derivati».
Chi sono i garanti di tali accordi?
«In primis c’è il capo dello Stato Sergio Mattarella. Poi c’è il responsabile dell’Economia Giovanni Tria. Su altri nomi che ho sentito non mi sbilancio. I vertici del M5S hanno detto sì. Lo stesso hanno fatto i leghisti. Il che spiega le trasferte oltre confine, oltreoceano in primis, di tanti capoccia dei due partiti».
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