Il vicepresidente del consiglio, Lugi di Maio, ha esultato per la calendarizzazione all’immediato rientro dalla pausa estiva dell’ultima votazione per il taglio del numero dei parlamentari sia alla Camera che al Senato.
Come noto il calendario d’aula è fissato dalla conferenza capigruppo, per cui vale la pena interrogarsi sulle ragioni per le quali la Lega sia stata così accondiscendente nei confronti dell’alleato a cinque stelle, fissando la data appena al di là della soglia prevista dalla Costituzione (art. 138) per le votazioni di riforma costituzionale.
Un attivismo tutt’altro che disinteressato: tagliare il numero di parlamentari implicherà rideterminare per ciascun collegio, in particolare al Senato eletto su base regionale, il numero di seggi spettanti. Naturalmente in un Sud Italia sempre più spopolato non ci vuol molto a capire che si tratta di una mossa per irrobustire il peso specifico del Nord nelle istituzioni che verosimilmente subirà il ‘taglio’ in maniera meno che proporzionale rispetto al Sud, contribuendo al consolidamento dei rapporti di forza a favore del blocco reazionario di cui la Lega è, ormai, l’architrave. Andare alle elezioni con tale leva potrebbe contribuire in modo determinante alle mire dell’abbinata Salvini-Meloni.
Alberto Leoncini (Indipendenza, Treviso)
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