Le responsabilità di Parigi e i silenzi di Rackete

A Parigi, le autorità politiche della città hanno insignito di un’onorificenza (la cittadinanza onoraria) la capitana della Sea Watch, Carola Rackete, e conferito un contributo di 100mila euro a Sos Méditerranée per il salvataggio in mare di vite umane. Emigranti, nella circostanza. Chiunque salvi vite umane lo meriterebbe. Massimo rispetto, quindi, a prescindere dai premi. Quando, per questo motivo, si conferisce un’onorificenza e si accendono i riflettori intorno all’evento, vuol dire che ci si trova di fronte a qualcosa cui si vuol dare rilevanza.
Al di là del profluvio di parole e di immagini, ha colpito il silenzio. Comprensibile –diciamo così– da parte delle autorità francesi della città, molto meno di Rackete, per lo meno per l’immagine che lei fino a quel momento, con diverse dichiarazioni, aveva dato di sé. Un’occasione straordinaria per dire qualcosa sul tema, se si ha a cuore la tragedia di chi è costretto ad emigrare dal continente africano per ragioni ambientali e soprattutto economiche e politiche, per responsabilità che sono in capo non solo ad oligarchie locali corrotte e sanguinarie ma anche a chi le foraggia per i propri ben più significativi interessi economici e (geo)politici. Stante la circostanza di cui sopra, non parliamo ora di Stati Uniti o di altri Stati, ma di Francia e, sullo sfondo, di Unione Europea.

La politica neocoloniale pluridecennale che pauperizza una significativa parte di Africa costringendo all’emigrazione masse di persone, vede la Francia in prima linea non solo con le sue truppe ma anche con la sua moneta coloniale, il franco CFA, in ben 14 Paesi dell’Africa occidentale e centrale (162 milioni di abitanti). Il modello d’integrazione verticale del franco CFA, eredità della colonizzazione, è rimasto uguale da quando è nato nel 1945: i Paesi africani rimangono produttori di materie prime non trasformate ed il conto di operazioni è tenuto presso il Tesoro francese (dove è allocato, secondo accordi imposti da Parigi, il 50% delle riserve valutarie delle aree in cui è in vigore il CFA). Economie tenute sotto controllo con un regime di cambio rigido, un ancoraggio problematico all’Euro, un debole finanziamento dell’economia locale, una libertà totale di trasferimento di capitali che genera colossali perdite finanziarie, con –d’accompagno– uno spaventoso saccheggio delle risorse. Il franco CFA è un veicolo per l’accumulazione delle ricchezze all’estero, una “colonialità a doppia serratura” –l’ha definita in suo libro Marital Ze Belinga, economista– sia francese che europea, ormai sottoposto all’Unione Europea, per via di una decisione del Consiglio Europeo del 1998 che lo ha ancorato all’Euro e ai cicli economici dell’area Euro.
Quanti colpi di Stato, quanto sangue, in Africa, da decenni, per chi si oppone anche a questa forma coloniale!

Insomma, Parigi concorre a riempire barche e barconi di emigranti africani con le sue politiche coloniali a tutto campo (beninteso, non è la sola responsabile), quante volte non ha esitato a bastonare con ferocia quegli immigrati che dall’Italia, a Ventimiglia, tentano di entrare in territorio francese, però premia Carola Rackete che ha salvato vite umane nel Mediterraneo.
Il silenzio di Rackete su tutto questo rimane assordante. Ha potuto parlare, ha espresso i suoi sentimenti umanitari, ha sorriso a destra e a manca e si è detta orgogliosamente europeista. Ma in un’occasione straordinaria e significativa per il luogo e per i tanti riflettori puntati addosso non ha inteso denunciare le autorità francesi per quello che fanno in Africa o a Ventimiglia. Niente! Nessuna parola, nessun gesto simbolico, significativo. Niente di niente! Perché?
A noi piace ricordare, ad esempio, Tommie Smith e John Carlos che, alle Olimpiadi del 1968 in Messico, sul podio, con al collo le medaglie d’oro e di bronzo, chinarono la testa mentre veniva cantato l’inno e veniva issata la bandiera degli Stati Uniti. Con indosso i guanti neri stile Black Panther salutarono a pugno chiuso. Un gesto politico, in quel caso silenzioso, ma significativo.

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Rivista patriottica e sovranista italiana impegnata in una battaglia di liberazione sociale dall'egemonia euroatlantica rifacendosi ai valori della Resistenza
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