Stamattina, a quasi un anno dal crollo dell’ex viadotto Morandi a Genova, con un’implosione controllata alle pile 10 e 11 è collassato quello che rimaneva della struttura.
Allora, sotto quelle macerie, 43 morti, vittime non di una fatalità, ma delle comprovate responsabilità di Atlantia, la controllante di Autostrade per l’Italia S.p.A., quindi della famiglia Benetton, che non ottemperò alle necessarie opere di manutenzione e di salvaguardia nonostante da anni il Morandi stesse degradando. Quanti altri Morandi in giro per Autostrade ci sono?
I grandi settori strategici devono essere affidati al privato. Si tratta di un assunto fondamentale dell’ideologia affaristica neoliberale, correlato alla denigrazione di principio del ruolo del pubblico e dello Stato, ma –come si vede costantemente (ci piace qui ricordare anche Atac spa a Roma)– se “business is business”, risparmiare anche sulla manutenzione è parte del “business”.
Ah, per la cronaca. Dal primo luglio scadono i termini del congelamento dei pedaggi autostradali concordati a Capodanno tra ministero delle Infrastrutture e concessionari delle diverse tratte autostradali nel nostro Paese. In assenza di un nuovo piano di salvaguardia i rincari potranno raggiungere il 19%. Al di là di questo eventuale provvedimento tampone, non è certo così che potrà ripartire l’Italia.
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