L’articolo 11 della Costituzione italiana ripudia la guerra e non ammette cessioni di sovranità ma al massimo limitazioni in condizioni di parità. Questo articolo costituzionale fu salutato positivamente dai federalisti europei come Spinelli, Albertini, Chiti-Batelli, ecc., e rivendicato come risultato del loro lavoro politico (particolarmente i commi 2 e 3), perché apriva un varco al processo atlantico di costruzione europea già in corso con, sul continente, due fronti ‘europeisti’ in ‘fluida’ contrapposizione: confederalisti e federalisti.
In questo contesto, settant’anni fa, il 4 aprile del 1949, con firma a Washington, l’Italia aderiva al Patto Atlantico (NATO).
In entrambe le situazioni, con la NATO in termini da subito evidenti e con il processo di costruzione della gabbia europea di lì a poco in termini altrettanto evidenti, ci s’instradava sul terreno della dipendenza, delle cessioni di sovranità e della sudditanza gradualmente a tutto campo (la teorizzata linea dei “piani inclinati” in vista di sempre nuove situazioni da rendere di volta in volta irreversibili) sino all’attuale fase degli ultimi 25-30 anni di progressiva e pericolosissima china verso la depressione politica e sociale dell’Italia ed il rischio stesso di tenuta dell’unità nazionale (regionalismo differenziato).
Trattasi di premesse su cui sviluppare pubblicamente, in incontri informali e non, una riflessione ai fini di un’accorta calibratura delle istanze e del progetto politico che chi si pone sul terreno della sovranità, dell’indipendenza e della liberazione non può eludere.
IL FEDERALISMO EUROPEO (ATLANTICO) DI ALTIERO SPINELLI
Altiero Spinelli:la pace in Europa fra mito e realtà
Il cosiddetto sovranismo di destra italiano: un’antitesi fattiva
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