In pochi punti si evidenzia in modo chiaro l’azione degli Stati Uniti in atto e –secondo Stratfor, la rivista statunitense di geopolitica diretta da George Friedman– in divenire. Colpisce la semplicità descrittiva del pesante intervento di Washington nei confronti di un paese sovrano, testimonianza indiretta della forza dell’imperialismo che, per raggiungere i suoi obiettivi, può anche fare a meno delle falsificazioni veicolate dalla propaganda filo USA, quelle, per intenderci, diffuse quotidianamente anche in Italia dai grandi mezzi di comunicazione.
Stratfor:
Le estese sanzioni statunitensi che colpiscono il settore petrolifero del Venezuela ridurranno pesantemente i ricavi del governo di Nicolas Maduro nei prossimi mesi (“Extensive U.S. sanctions on Venezuela’s oil sector will sharply cut the Nicolas Maduro government’s revenue over the next few months”).
Il persistere della riluttanza del presidente venezualano a dimettersi aumenterà la minaccia di un intervento militare statunitense e la probabilità di un tentativo di colpo di stato nel 2019 (“The Venezuelan president’s continued reluctance to step down will increase the threat of U.S. military intervention, as well as the likelihood of a successful coup attempt in 2019”).
Lo sforzo di far schierare le forze militari contro Maduro richiederà negoziati sull’amnistia nei quali gli Stati Uniti e l’opposizione dovranno concordare nel ridurre il rischio di processo ed estradizione per ufficiali che hanno un ruolo chiave nelle forze armate venezuelane (“Efforts to turn military forces against Maduro will require amnesty negotiations in which the United States and the opposition will have to agree to reduce the risk of prosecution and extradition for key Venezuelan military officials”).
Sebbene necessario per riuscire a scalzare Maduro, il patto dell’opposizione con i militari potrebbe anche cementare la corruzione nel settore relativo all’energia del paese e complicare ulteriormente la ripresa economica (“Though necessary to successfully unseat Maduro, the opposition’s bargain with Venezuela’s military could also cement corruption in the country’s energy sector and further complicate its economic recovery”).
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Sul Venezuela: Plateroti (ilSole24Ore) gli USA violano il diritto internazionale.
“Non può essere che la solidarietà internazionale si fa ad uso e consumo dell’opportunità politica”. Lo dichiara il vice-direttore de il Sole 24 ore Alessandro Plateroti su Rai 1 a Porta a Porta (13 febbraio 2019).
“Abbiamo avuto i rapporti con l’Argentina e la dittatura di Pinochet, in America Latina abbiamo avuto rapporti con i peggiori dittatori e nessun Parlamento italiano si è mai sognato di dichiarare l’illegittimità delle elezioni”, ha proseguito.
Non si tratta di difendere Maduro, ma un principio: “non si può tirare la coperta della sovranità dei paesi e del diritto internazionale solo perché gli Stati Uniti combattono una nota e ventennale guerra contro il Venezuela. E non mi sta bene”.
“Abbiamo legittimato il sequestro dell’oro venezuelano a Londra contro ogni norma internazionale”, ha proseguito. “Strappare queste cose significa pagare un prezzo molto alto in futuro”.
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Nicaragua, la fila incredibile del popolo che firma per la pace e contro il golpe in Venezuela. Immagini rigorosamente censurate
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Venezuela: l’invasione militare nella lista yankee
Dopo decenni di tentativi di rovesciamento della Rivoluzione Bolivariana del Venezuela, gli yankee sono ora in un vicolo cieco e vedono come soluzione solo l’intervento militare mascherato da “aiuti umanitari”, sullo stile di quanto fecero contro la Libia.
Senza considerare le esperienze negative sperimentate con la Rivoluzione socialista cubana, gli Stati Uniti continuano, ostinatamente, a voler togliere dal potere a tutti i costi il presidente costituzionale Nicolas Maduro, che la dice lunga sulla totale assenza di democrazia e tolleranza per la diversità di pensiero del paese che si autoassegna il ruolo di censore mondiale su questo argomento e sui diritti umani che quotidianamente violano.
Né la guerra economica e finanziaria, né la strategia del “golpe morbido” con le sue cinque fasi progettate da Gene Sharp, hanno dato i risultati attesi dagli ideologi della CIA. Centinaia di milioni di dollari usati dagli Stati Uniti per comprare coscienze, fabbricare opposizioni e mantenerle attive, oltre alle azioni di guerra psicologica per deformare la realtà venezuelana con notizie false. Ma neppure così riescono a raggiungere i loro obiettivi.
La sofferenza per le limitazioni materiali a cui sottopongono il popolo affinché incolpi Maduro delle loro difficoltà, non funziona poiché tutti sanno che la persecuzione finanziaria e le minacce yankee nei confronti di coloro che commerciano dal Venezuela sono le vere responsabili della guerra economica e finanziaria, la stessa in atto contro Cuba dal 1960.
Nessuno dei piani e delle operazioni segrete della CIA sono state in grado di raggiungere i fini perseguiti, e hanno dovuto ricorrere a quello che sanno fare molto bene: i colpi di stato. Come quelli che hanno fatto in quasi tutti i paesi dell’America Latina nel corso del XX secolo e del XXI, compreso quello portato a termine contro il Venezuela stesso, nel 2002, oppure in Honduras e in Paraguay.
I popoli non dimenticano le invasioni consumate dagli Stati Uniti contro la Repubblica Dominicana nel 1903, 1909, 1916 e 1965; né quella di Panama nel 1904, 1908, 1912, 1918, 1925 e 1989; o quelle del Guatemala e El Salvador nel 1906, ripetute in Guatemala nel 1954 e 1966.
Né lasciano da parte quelle di Cuba nel 1906, 1912, 1917, oltre alla fallita invasione mercenaria della Baia dei Porci nel 1961.
L’Honduras le soffrì nel 1907, 1911, 1912, 1919, 1924. Il Nicaragua nel 1909 e 1926, e Haiti nel 1914, 1994 e 2004. La storia dei colpi di stato propiziati da Washington è molto lunga, e comprende quello eseguito a Cuba da Fulgencio Batista nel 1934 e nel 1952; in Nicaragua nel 1936 contro il presidente Juan Bautista Sacasa; quello di Panama nel 1941 contro il presidente Arnulfo Arias e quello della Bolivia contro il governo di Gualberto Villarroel nel 1946.
Nel 1947 fu contro il presidente costituzionale José Mará Velasco Ibarra dell’Ecuador, e ad esso fu seguito da quelli di Perù e Colombia nel 1948.
Lì c’è la storia dell’invasione del Messico e il furto di parte del suo territorio ricco di petrolio; quello accaduto in Paraguay nel 1954 contro Federico Chávez e, quello stesso anno, in Brasile contro Getulio Vargas.
Impossibile cancellare dalla memoria il golpe militare in Argentina contro Juan Domingo Perón nel 1955 e nel 1966 contro Arturo Illia. Il Brasile ha anche subito la sua quota di golpe yankee quando, nel 1964, il presidente Joao Goulart fu rovesciato con il supporto finanziario e logistico degli USA.
Il golpe militare contro il presidente cileno Salvador Allende, coprì di sangue, ancora una volta, la CIA e i Dipartimenti di Stato e Difesa degli Stati Uniti, sotto il progetto Fulbert per le operazioni segrete che destabilizzarono il governo di Unità Popolare, copia di ciò che oggi promuovono contro Maduro.
Con questi antecedenti ora gli USA stanno pianificando l’invasione militare del Venezuela, con la servile complicità di Colombia e Brasile, così come del Gruppo di Lima e dell’agente della CIA Luis Almagro, piazzato da loro a capo dell’OSA, per il quale cercano il consenso dell’Unione Europea, la quale non perde occasione per piegarsi vergognosamente alle pressioni yankee.
Tale variante imperialista è stata ribadita dal presidente Donald Trump durante un’intervista alla CBS News nei giorni scorsi: “L’intervento militare in Venezuela è un’opzione per risolvere la situazione di difficoltà che in questi momenti attraversa la nazione latinoamericana”.
Ma Trump dimentica che lo scenario venezuelano di oggi è molto diverso, e il suo popolo è convinto che l’unico modo per mantenere l’indipendenza e la sovranità nazionale è resistere e difendere, anche fino alla morte, le sue ricchezze naturali che tanto bramano gli Stati Uniti, perché gli elementi dell’opposizione promettono di consegnarle senza riguardo.
L’ignominia di questo caso è che l’Unione Europea e il Canada non tengono conto degli antecedenti storici e danno il loro sostegno al paese che commette più violazioni contro il diritto internazionale e i diritti umani, ma si assumeranno la responsabilità di macchiare le loro mani di sangue accanto all’impero più criminale e bestiale dell’era moderna.
Non per nulla José Martí sentenziò: “Colui che si conforma a una situazione di malvagità è suo complice”.
Arthur González, 12 febbraio 2019
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