Si prospetta un bagno di sangue in Venezuela. Forte del sostegno USA, al grido di “Sì, se puede” (versione ispanica dell’obamiano ‘Yes we can’) Juan Guaidò, capo dell’opposizione e presidente dell’Assemblea nazionale, si è autoproclamato presidente ad interim fino a nuove elezioni. Plauso e sostegno immediati sono giunti da Washington, da Donald Trump.
Il presidente legittimamente eletto, Nicolas Maduro, parlando dal balcone a una folla di sostenitori, ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con gli USA ed espulso dal Paese tutti i diplomatici statunitensi, dando loro 72 ore di tempo. Ha quindi assicurato la difesa ad oltranza della sovranità e dell’indipendenza del Paese a fronte delle minacce provenienti da Washington che poco prima, come più volte sino a pochissimi giorni fa, aveva ribadito che “tutte le opzioni sono sul tavolo”, compreso l’intervento militare USA nel Paese. A ridosso della dichiarazione golpista di Guaidò, il vicepresidente statunitense, Mike Pence, aveva espresso “l’incondizionato sostegno” del governo e del popolo degli USA.
A ruota di Washington nel riconoscimento del golpista Juan Guaidò si è subito schierato il Canada ed il Brasile del neo presidente Jair Bolsonaro. A sostegno di Maduro finora Messico e Bolivia.
17 anni fa (aprile 2002), con il sostegno USA, si tentò qualcosa di analogo. La cronaca di quel golpe fallito lo ricordiamo con questo documentario “La Rivoluzione non sarà teletrasmessa”. Con l’auspicio di un esito analogo lo riproponiamo.
Solidali con la rivoluzione bolivariana di Chavez e Maduro!
Sabato 26 gennaio 2018 parteciperemo al presidio di solidarietà con la rivoluzione bolivariana davanti all’Ambasciata in Italia (Roma, via Nicolò Tartaglia, h.12,00).
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