Domenica scorsa gli «unionisti» sono scesi in piazza a Barcellona per una manifestazione a sostegno dell’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione per difendere l’unità della Spagna. In piazza bandiere catalane, spagnole ed europee. Diffusissima sulle magliette dei partecipanti un adesivo raffigurante le bandiere spagnole e catalane poggianti su quella dell’Unione Europea. Hanno aderito il Partito Popolare, il Psoe, Ciudadanos, formazioni di estrema destra e alcuni gruppi di estrema sinistra. Ad indire il corteo è stata “Sociedad Civil Catalana” (SCC).
Ricorrente nei discorsi e nelle interviste degli esponenti di partito e della stessa SCC l’esaltazione dei “valori” dell’Unione Europea e la critica all’indipendentismo per essere minoranza (*) e per portare la Catalogna al disastro fuoriuscendo, con la prospettiva dell’indipendenza, dalla UE.
Ma chi è “Sociedad Civil Catalana”? Fondata nell’aprile 2014, è un’associazione spagnola con propaggini territoriali in Catalogna, che, come da statuto, è fermamente contraria all’indipendentismo catalano. Nel novembre dello stesso anno, a solo pochi mesi dalla fondazione, viene insignita del “Premio del cittadino europeo” dell’anno, da parte del parlamento europeo, per “l’impegno eccezionale” profuso nel promuovere i valori europei nelle diverse realtà nazionali interne allo Stato di Spagna e per l’intenso lavorìo nella società catalana in favore di una stretta integrazione nella UE contro le pulsioni indipendentiste ed ‘euroscettiche’. “Sociedad Civil Catalana” nasce curiosamente pochi mesi dopo l’indizione a Barcellona di un seminario internazionale (“Elezioni Europee 2014: crescita della xenofobia e dei movimenti euroscettici in Europa”) che vede il magnate George Soros contribuire con un finanziamento di poco più di 27mila dollari. In Catalogna preoccupano le posizioni anti UE della sinistra indipendentista catalana in crescita di consensi (nel settembre 2015 arriverà la vittoria indipendentista alle elezioni).
Quel riconoscimento del parlamento europeo scatenò le proteste di deputati di “Iniciativa per Catalunya Verds” (ICV) per i vincoli della SCC e di alcuni suoi fondatori con il franchismo e con l’estremismo di destra. Iniziative erano state promosse con la Fondazione Francisco Franco e il Movimento Sociale Repubblicano, e lo stesso presidente di SCC, Josep Ramon Bosch, sempre secondo la denuncia di ICV, più volte aveva espresso la sua ammirazione per il massimo dirigente dell’organizzazione neofascista, Blas Piñar. Scomparso nel gennaio 2014, Piñar è stato il fondatore, dopo la morte di Francisco Franco, del partito di estrema destra, Fuerza Nueva, e, dopo lo scioglimento di questo, di altri partiti di estrema destra.
Amenità al riguardo su SCC anche qui
(*) Questi i dati forniti dal Parlament de Catalunya sul referendum non riconosciuto dell’1 ottobre: dei 3.032.424 voti emessi (56,75%) ne sono stati scrutinati solo 2.286.217 (43,03%) a causa del sequestro da parte delle forze dell’ordine delle urne con i restanti 746.207. Dei voti scrutinati 2.044.038 (90,18%) sono stati a favore dell’instaurazione di una repubblica catalana indipendente.
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