Tsipras non ha tradito, ha capitolato. A voler essere descrittivi e non personalistici, ha capitolato un’ipotesi politica, un progetto di riformabilità della UE dall’interno. È questo il messaggio politico che viene da Atene e che travalica i confini della Grecia. Chi altrove volesse percorrere la stessa strada, da oggi è privo di argomenti e su questo andrà incalzato e contrastato. Il programma di Syriza (non del solo Tsipras) si è incentrato non sullo sganciamento e su un percorso di liberazione dall’impianto euroatlantico della UE, ma sulla critica alle direttive austeritarie di questa e sul convincimento che impianto e direttive fossero modificabili.
Dal 2012 ad oggi la crescita del consenso di Syriza è avvenuta su tali basi. Da allora Indipendenza ha visto con estremo interesse il percorso politico di questa formazione politica di sinistra perché il suo programma moderatamente sociale con punte al suo interno avanzate si sarebbe rivelato incompatibile con l’impianto immodificabile dei Trattati e delle connesse politiche impositive. Questa incompatibilità avrebbe portato all’esplosione delle contraddizioni, allo svuotamento delle illusioni di certo alter-europeismo sociale, alla radicalizzazione nelle società (non solo greca, quindi) di strati più ampi di popolazione intossicata, come tutte le altre nella UE, da decenni di propaganda europeista.
L’alternativa si sarebbe giocata su due scenari ben distinti e antitetici, entrambi comprensivi di durezze e sacrifici, ma con prospettive differenti: liberazione dalla gabbia euroatlantica o capitolazione.
Chi accusa Tsipras di essere un traditore dimentica la natura della proposta politica di Syriza, riduce la politica ad invettiva, si lascia andare a (qui comprensibili) uscite umorali. Mostra in tal modo di non saper leggere politicamente lo stato delle cose e, fuorviando il perché politico di questa capitolazione, concorre a non far maturare la piena consapevolezza di quanto è nell’evidenza di certo indirizzo politico e di certi esiti. Se infatti Tsipras è un traditore, altri potrebbero non esserlo, e allora di nuovo a farfugliare e cercare consensi su fantasmagorici cambiamenti delle politiche austeritarie per via negoziale e altro blaterando.
Quanto alla Grecia. Il programma austeritario è inapplicabile ed insostenibile, sposta di poco nel tempo la rimozione delle ultime illusioni europeiste, farà maturare ulteriori strati di popolazione radicalizzandole nella lotta di liberazione. Che sia Syriza su ben altre basi dalle attuali o altra forza indipendentista che, dalla riconquista a tutto campo della sovranità, punti a spezzare le catene della dipendenza è cosa che non è possibile oggi dire. Nulla è pregiudicato in Grecia ed il grado di radicalizzazione sociale si nutrirà nel breve periodo di ulteriori riscontri. La Grecia vive nella lotta per la sovranità, l’indipendenza e la liberazione dall’euroatlantismo anche qui in Italia. Perché dire Grecia significa dire anche Italia.
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Nel capitolato dei diktat dell’Eurogruppo ad Atene, ci sono ‘perle’ da evidenziare oltre quelle note (abolizione delle baby pensioni, riforma dell’Iva, fondo dove far confluire asset statali che saranno ‘monetizzati’ per ricapitalizzare le banche, abbattere il debito e, con gli avanzi, investire) che devono far riflettere sulla pervasività coloniale e su come la Troika euroatlantica procede alla spoliazione della sovranità di un popolo con interventi a tutto campo in ambiti che ai più sfuggono:
– indipendenza dell’ufficio di statistica
– creazione del ‘Fiscal Council’ previsto dal Fiscal Compact per controllare i bilanci
– adozione del Codice di procedura Civile e la direttiva di risoluzione delle banche (BRRD) che vieta l’intervento degli Stati nelle banche
– misure più dure sul mercato del lavoro come l’introduzione dei licenziamenti collettivi e l’abolizione della contrattazione collettiva (“in linea con la rilevante direttiva UE” dice il documento dell’Eurogruppo)
– depoliticizzazione della Pubblica Amministrazione, ovvero cacciata dei membri di Syriza che ora la occupano
– compensazione altrimenti abolizione delle riforme attuate dal Governo in questi mesi, ad eccezione di quelle umanitarie.